16 Febbraio 2024

Il corpo ha memoria di relazione

Le esperienze precoci che viviamo nella relazione con l’altro ci condizionano per tutta la vita e talvolta possono produrre delle tensioni croniche. Tuttavia possiamo far sì che queste non ci limitino nella possibilità di vivere una vita piena e soddisfacente grazie alla neuroplasticità e ad attività specifiche rivolte sia ai bambini che agli adulti come la PPA e la bioenergetica.
Attraverso esperienze di piacere tonico ed emozionale (che sono quelle fondanti la nostra persona!) possiamo distendere progressivamente le tensioni, permettendoci delle traiettorie di sviluppo più adeguate, sane e armoniose.
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Ciascuno di noi è il risultato di una storia, una storia di relazione, che inizia in un tempo molto remoto, indicativamente dalla gravidanza (ma anche prima, nei desideri dei nostri genitori) e che non è dimenticata, ma inscritta dentro di noi, in una memoria arcaica, definita anche memoria implicita o somatica. Questa memoria si forma quando le strutture cerebrali non sono ancora mature per poter produrre un ricordo recuperabile attraverso la parola, più o meno fino al secondo anno di vita, ed è costituita dalle nostre sensazioni amalgamate con le sensazioni di chi in quel tempo si è occupato di noi, primariamente di chi ci ha dapprima sognati, poi concepiti, poi portati in grembo e dati alla luce. È una memoria che conserva quelle che vengono definite oggi dalla psicologia e dalle neuroscienze delle “impronte” che proprio per il loro carattere esclusivamente biologico non possono emergere ed essere recuperate se non attraverso una via simbolica o un canale non verbale come il gioco e tutti gli altri “atti creativi” che servono ad attenuare le tensioni del corpo, sia nel bambino che nell’adulto. Pensiamo ad esempio come dedicarci alla musica, alla pittura, alla fotografia, alla cucina ecc. possa a volte diventare “terapeutico” per la persona! Ognuno sarà più portato verso una o l’altra di queste attività a seconda della predominanza a livello di memoria implicita di sensazioni legate alla vista, al tatto, al gusto, all’olfatto, all’udito, al movimento. Qualcuno arriva a farne addirittura una professione! Ma pensiamo anche alle nostre paure e angosce a cui spesso non sappiamo dare un nome e che comunque ci condizionano, anche se spesso in modo inconsapevole, creando delle tensioni croniche nel corpo.

Le esperienze precoci di relazione e attaccamento sono l’elemento fondamentale per dire come starà al mondo quella persona, come percepirà il mondo, perché al di là del patrimonio genetico con cui ognuno di noi arriva, il bambino alla sua nascita è anche già frutto di una relazione!

E se qualcosa in quel tempo è andato storto? Molti sono i motivi per cui questo può accadere, ad esempio problemi di salute del bambino o della mamma, grandi prematurità che portano a lunghi ricoveri e conseguenti separazioni precoci, situazioni socio-culturali difficili, inadeguatezza nelle cure al nuovo nato ecc. Tutto ciò può portare a delle tensioni nel corpo del neonato e del bambino che difficilmente si distendono in modo spontaneo e che se ripetute possono generare degli affetti di dispiacere che pervadono le varie aree di sviluppo della persona.

Ma per fortuna tutto è plastico, tutto si può riparare. Immaginiamo il nostro cervello come un bosco fatto di tanti sentieri ed immaginiamo cosa accade se percorriamo sempre lo stesso sentiero: quella strada risulterà marcata ed evidente. Ma se noi provassimo a cambiare percorso, scegliendo un’altra via sicuramente sarà quest’ultima a risultare la più battuta, mentre la prima, certo, non scomparirà del tutto, ma non sarà nemmeno più così importante. Uscendo dalla metafora possiamo dire che più ripetiamo esperienze (soprattutto relazionali) che mantengono vive delle memorie arcaiche non funzionali al nostro sano sviluppo, alla nostra distensione, alla nostra apertura agli altri e alla vita, più permettiamo a quegli eventi che ci sono capitati nei nostri primi tempi di definirci. Viceversa, grazie alla neuroplasticità di cui disponiamo, se creiamo nuove modalità, attraverso esperienze di piacere tonico ed emozionale (che sono quelle fondanti la nostra persona!) queste possono sedimentarsi dentro di noi e permetterci non certo di cancellare il passato, ma di non farci troppo condizionare da esso, in particolare di distendere progressivamente le tensioni, permettendoci delle traiettorie di sviluppo più adeguate, sane e armoniose.

Questo è l’obiettivo della PPA, soprattutto a livello di aiuto ed il motivo per cui personalmente la considero una speranza per tutti i bambini, anche per quelli con una storia di dolore molto forte. Ma anche a livello educativo la PPA offre queste opportunità grazie alle possibilità di distensione che vivono i bambini nella sala.

E per gli adulti? A volte capita che i genitori, quando spiego loro cosa sia la pratica psicomotoria, facciano una battuta e dicano: “Servirebbe a me!”. Ebbene, per gli adulti un’attività che offre dei benefici simili è la bioenergetica (Alexander Lowen e Leslie Lowen) che parte dal presupposto secondo cui la nostra risposta alle situazioni della vita dipende dalla quantità di energia di cui disponiamo e da come la utilizziamo. I processi energetici del corpo, ossia la produzione di energia attraverso la respirazione e il metabolismo e la scarica di energia nel movimento, sono in relazione con lo stato di vitalità del corpo, pertanto tensioni croniche o rigidità persistenti (anche a livello inconscio, come quelle registrate appunto nei primi anni di vita), diminuiscono la vitalità, disturbano la salute emotiva e impediscono il naturale e spontaneo movimento della muscolatura e l’autoespressione. Questo sempre partendo dal presupposto, condiviso con la PPA, secondo cui quello che succede nella mente riflette quello che succede nel corpo e viceversa. La bioenergetica diventa quindi anche una forma di terapia che associa il lavoro sul corpo con quello sulla mente per aiutare le persone, attraverso esercizi specifici che coinvolgono il corpo e il respiro, a liberarsi dai blocchi profondi e liberare il proprio potenziale espressivo, fonte di piacere e gioia di vivere.

È bello poter constatare come discipline apparentemente molto diverse tra loro abbiano in realtà finalità comuni e offrano all’individuo, sia adulto che bambino, la possibilità di accedere ad un’esperienza di vita più piena e gratificante! Inoltre anche la bioenergetica, come la PPA, non “attacca il sintomo”, ma piuttosto lo “aggira”, considerando la persona come un intero e non come una somma di funzioni da riabilitare, sostenendo che “ogni stress produce uno stato di tensione nel corpo la quale scompare quando lo stress è stato eliminato. Le tensioni croniche tuttavia persistono anche dopo la scomparsa dello stress che le ha provocate come atteggiamento corporeo o assetto muscolare inconsci. […] Diventa necessario dunque alleggerire questa tensione cronica se si vuole che la persona riacquisti piena vitalità e benessere emotivo” (A. e L. Lowen, “Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica”). Inoltre afferma in modo chiaro che è fondamentale il lavoro corporeo per poter far affiorare le memorie arcaiche che con il solo lavoro sul piano verbale non sono recuperabili.

Per concludere possiamo dire che anche quando parliamo di educazione, in tutti i contesti, da quello familiare a quello scolastico, dobbiamo tenere presente quanto riportato fino a qui e confermato dalle neuroscienze negli anni e cioè che non possiamo prescindere dalla relazione con l’altro come non possiamo prescindere dall’unità mente-corpo.